Colombo Boxe 1906
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Gabriele De Santis
Gabriele De Santis: in guantoni da 67 anniBy Federica on lunedì, 2 ottobre 2006 in Pugilato
Oggi ha oltre 90 anni e, anche andando molto indietro con la memoria, non ricorda un momento in cui la boxe non abbia fatto parte della sua vita. E’ Gabriele De Santis, vice presidente e insegnante della A.S Cristoforo Colombo, in via Tacito 39/A, nei pressi di piazza Cavour. La prima volta che ha messo piede nella palestra di pugilato aveva tredici anni. “Ho iniziato perché mi piaceva fare a pugni. Quando ero piccolo io, tra i quartieri di Roma c’era sempre un po’ di rivalità e non passava un pomeriggio in cui non si facesse a botte, e io mi divertivo”. Un giorno, per caso, passeggiando, è passato davanti alla Colombo. “Ho desiderato subito entrare a farne parte ma non mi potevo iscrivere perché la retta costava cinque lire e io, a quel tempo, non le avevo. Poi mio cugino mi ha prestato i soldi. Dopo il primo mese, però, quando il mio allenatore ha visto che ero bravo, non ho più pagato”. E da quel momento la Colombo è stata la sua seconda casa. Per anni si è allenato insieme a pugili del calibro di Belardinelli, campione italiano negli anni Quaranta, e del campione europeo Urbinati. “Quando mi allenavo, rubavo con gli occhi da quelli più bravi di me. Guardare e imparare mi è servito molto di più delle lezioni teoriche”. A vent’anni è diventato professionista e ha disputato nove incontri finché non ha smesso. Un’infiammazione ai tendini lo ha costretto a ritirarsi presto dall’attività agonistica ma non è bastata per farlo allontanare dalla boxe. Da allora De Santis si è dedicato all’insegnamento con stessa passione che metteva sul ring da atleta. Dalle sue mani sono passati tanti campioni come Salvatore Burroni, vincitore del titolo mondiale negli anni Cinquanta, e Federico Scarponi, campione mondiale nello stesso periodo. “Il pugilato bisogna averlo nel sangue. E’ uno sport duro, si prendono i pugni e se non hai la passione non vale la pena andare avanti. Io insegno, prima di tutto, la difesa e il gioco di gambe. Non è importante picchiare forte ma difendersi”
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